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I LIMITI DEGLI ENTEOGENI E DELLE TECNICHE PER LA TRASFORMAZIONE UMANA: Perché non funzionano con gli esseri umani?

IL GRAN DIBATTITO SUL CAMBIARE L’INTERNO DALL’ESTERNO E L’ESTERNO DALL’INTERNO.

A cosa è dovuta la durata limitata dell’interesse che si concede loro al principio? Per quale motivo sono utili per un determinato tempo e poi smettono di funzionare? In cosa sono fallaci tali strumenti, per quanto buoni ed efficaci possano essere? Perché sentiamo che non vi sono né metodi né sostanze illuminanti che possano risolvere i problemi di fondo?

 

È vero che abbiamo fatto tutto il possibile innanzi all’apparente casino nel quale viviamo noi esseri umani, eppure dobbiamo riconoscere che è giunto il momento di andare aldilà delle apparenze, è ora di trascendere gli strumenti e le tecniche, per giungere all’anima del problema che tanto ci affligge e che sembra non avere fine.

Tutti noi che stiamo facendo un qualche tipo di lavoro con noi stessi a livello interiore, beneficiamo di una maggior qualità di vita, miglioriamo la nostra salute, innalziamo lo stato d’animo, liberiamo le emozioni, risolviamo alcuni problemi preoccupanti, e con qualche risultato, più o meno parziale, giungiamo a credere di esserci superati o perfino guariti, che abbiamo “fatto” ciò che dovevamo per stare bene, MA… se interrogassimo interiormente noi stessi, senza che nessuno ci ascolti, vedremmo che questa voce interiore ci dice che ancora non abbiamo eliminato la sofferenza alla radice, o in altre parole, che è tutto più o meno uguale a prima. Ora, dato che abbiamo “fatto” molte cose per trovare una soluzione, pensiamo che “l’aver fatto il lavoro” tramite l’utilizzo di tecniche, sia sufficiente a risolvere il problema, ma non è così, lo sappiamo. Da qui, la necessità di auto-ingannarci, per creare l’illusione che il lavoro sia stato svolto e che non vi sia molto altro da fare. In fondo però sappiamo che dovremo continuare a cercare. Almeno, se continuiamo a cercare metteremo a tacere l’ansia. Ciò che è stato “fatto” finora è come un’aspirina che ha alleviato i sintomi, nel frattempo l’anima è in lenta agonia nel letargo di processi che non conducono da nessuna parte, a parte ritardare la soluzione.

Per poter approfondire ciò che ci sta succedendo, la prima cosa da considerare è che parliamo di una tecnica e di un essere umano. Una TECNICA è l’insieme di procedimenti o risorse che vengono usati con destrezza o abilità. L’ESSERE UMANO è un seme dalle straordinarie potenzialità il quale, non potendo crescere interiormente, si riduce ad un insieme di comportamenti e sintomi che possono a malapena essere modificati o migliorati dall’esterno. Non è compatibile lavorare l’evoluzione interiore di un essere umano illimitato e spirituale, con “tecniche” utili alla macchina limitata e priva di coscienza.

Tra le tecniche, medicine enteogene e pratiche orientali, da un lato, e gli esseri umani con i loro problemi e malattie, dall’altro, vi è un intimo legame di amore e odio allo stesso tempo. È il conflitto interno-esterno. È come un macabro romanticismo tra un computer ed il tecnico che lo ripara, affinché esso continui a funzionare, però al contrario; cosa succederebbe se la macchina fosse cosciente ed il tecnico non lo fosse? Questo è il conflitto: l’esterno è limitato, programmato e strutturato, mentre l’interno è infinito, misterioso e caotico.

Corpo e mente, emozioni e organismo, sono dentro la medesima prigione e hanno lo stesso problema di fondo, che nessuna tecnica, nessuna medicina psicoattiva, nessun maestro o sciamano potrà riparare. I problemi psico-emozionali e fisici sono intimamente legati, questo è un fatto che può essere facilmente notato, giacché a volte uno stesso problema può manifestarsi attraverso il corpo o attraverso la mente. IL PROBLEMA È CHE L’ESSERE UMANO SI È RIDOTTO AD ESSERE UNA MACCHINA CHE DEVE FUNZIONARE BENE AL FINE DI COMPIERE E PRODURRE. L’essersi adattato andando contro la propria natura, per poter funzionare come una macchina, è il punto profondo da risolvere.

Se lo approcciamo dall’esterno come un qualsiasi robot, a volte manca il programma, altre volte si guasta meccanicamente, e allora necessita di attenzioni, riparazioni, manutenzione, messa a punto, pulizia e rinnovamento. La macchina ha bisogno del tecnico ogni volta che smette di funzionare o che funziona male. Allo stesso modo, le persone hanno bisogno di terapeuti, psichiatri, medici, guaritori o sciamani che operino dall’esterno nel complesso meccanismo interiore, che ha molte avarie, e che ogni volta che smette di funzionare richiede tecnici sempre più esperti, che sappiano utilizzare gli strumenti più sofisticati. D’altra parte, il fatto che continuino ad apparire sempre più nuove tecniche, rinnova in noi la speranza che un bel giorno giunga quella che sistemi tutto, alla radice. Soltanto la morte può fare questo, ma in vita le cose sono differenti, poiché tutto scorre e accade, sorprendendoci con l’infinita varietà di conflitti che ci propone. Ci stupisce come una maestra che ci mette alla prova e ci sottomette ad ogni tipo di esaminazione, per vedere se stiamo evolvendo oppure no.

C’è qualcosa di molto concreto e preciso nel quale ci costa entrare, ed è il primo passo da fare per entrare dentro e fare caso al processo di evoluzione interiore, ovvero rendersi conto che siamo una bugia più o meno organizzata, coerente e costante. Una persona vede se stessa secondo quanto le hanno fatto credere di essere, e non per ciò che essa possa arrivare ad essere; in questo modo la si condanna a non andare oltre i limiti imposti. Le condizioni si trasformano in una prigione. La cella è fredda, scomoda e opprimente, eppure ci fa sentire sicuri e protetti dai rischi. Giungiamo così alla conclusione che là fuori non vi sia nessun altro posto dove andare. Questo è uno dei più grandi e forti condizionamenti umani: “Al di fuori si dove sto, o di ciò che credo essere, non c’è nient’altro”.

L’essere umano si è ridotto ad una macchina

Questo è l’unico punto di vista approvato dalla scienza finora. Una teoria basata sull’osservazione dell’esperienza di come vive e com’è la vita della maggior parte di essi. È un’idea molto antiquata quella dell’essere umano visto come una macchina, sorta nella metà del diciannovesimo secolo, e la Psicofisiologia già dava un’ottima definizione sulla meccanicità dell’essere umano.

Quando una persona non può prendere quasi nessuna decisione senza essere influenzata dall’ambiente circostante è perché è stata condizionata, ha ceduto il potere agli altri. L’essere umano attuale è incapace di fare un movimento se non riceve delle spinte dall’esterno. Un’utilitaria programmata per lavorare, per adempiere agli obblighi, per obbedire agli ordini e per sostenere il sistema che dovrebbe avere cura di noi, proteggerci e fornirci ciò che ci piace.

E in tutto questo ci si è dimenticati di chi si è e da dove si viene, conservando soltanto l’idea di un sobrio destino: la morte. Come se fosse un cellulare cosciente della propria obsolescenza programmata, ha una data di scadenza criptata che porrà fine alla sua utilità. Con questo, la persona si ritira e aspetta con agonia la morte.

Ci chiediamo, Perché le tecniche non funzionano con gli esseri umani? Perché gli esseri umani, secondo la loro vera natura, non possono essere trattati con tecniche o strumenti; perché essi non sono macchine né programmi informatici che si possano riparare, affinché continuino a funzionare.

Le tecniche, i metodi, i sistemi di lavoro interiore sono stati ideati concependo l’essere umano come una macchina che deve funzionare in una determinata maniera, e che se non funziona deve essere riparata. Se la macchina ha delle imperfezioni fisiche può ricorrere alla medicina e assumere farmaci; se la persona ha disequilibri e incongruenze nel programma installatole, deve andare dallo psicologo, e se è molto grave l’avaria del sistema, deve andare da uno psichiatra che possa ripristinare la normale funzionalità, a costo di farle assumere grandi quantità di farmaci che le permettano di anestetizzarsi e non rendersi conto di quanto male essa sti. Se la macchina si pone domande esistenziali alle quali non è possibile rispondere e per le quali perde il sonno, sicuramente si recherà da qualche guru o maestro; se le sue inquietudini sono ulteriormente più profonde si iscriverà a qualche scuola terapeutica, filosofica, esoterica o spirituale.

Alla fine, la gran parte delle persone a cui va in avaria il sistema operativo è gente che si è stancata, sono persone che si sono stufate e annoiate dei programmi che le controllano, vogliono smettere di essere delle macchine e di vivere secondo meccanismi programmati, perciò entrano in disequilibrio, e di lì arrivano la disarmonia e i disagi che non permettono loro di continuare a funzionare.

Un essere umano è molto di più di ciò che fa o pensa, sente, crede… vi è una parte interiore, spirituale e trascendente che va molto aldilà di come esso funziona, di ciò che produce o che arriva a possedere.

Di sicuro le persone sono prese peggio di quanto pensino, ma è altrettanto sicuro che potremmo stare molto meglio di quanto mai prima avremmo immaginato, e ciò dipende dall’avere il coraggio di vedere la situazione nella quale ci ritroviamo, e che affrontiamo il casino dalla radice per poi fare appello a tutte le risorse interiori proprie della nostra natura divina, infinita ed eterna.

La ricerca della psicologia non ufficiale ha aperto molte porte per l’approccio della problematica umana; invece di basarsi su premesse antiquate, che considerano in maniera limitata l’essere umano, in qualità di insieme di comportamenti che possono essere osservati, analizzati e modificati, si basa sul mistero di quanto possa giungere ad essere, scoprendone e manifestandone la potenzialità occulta. Se l’essere umano è ciò che gli hanno fatto credere di essere, allora è statico e freddo, una conseguenza del passato e delle influenze dell’esterno, un sonnambulo diretto da un programma, uno zombie. Ma se si fa coraggio ad abbandonare le idee che ha di se stesso, può addentrarsi nelle proprie potenzialità e con la sua essenza guarire la ferita della schiavitù. Inizia così il cammino verso la libertà del Sé.

Un processo di cambiamento o guarigione non è un “lavoro” che le persone devono “fare”, ma un’apertura spontanea verso la fioritura di ciò che sono, sebbene ancora non manifesta.

“Ciò che sei ora è la conseguenza del passato, ciò che puoi diventare è il risultato di ciò che adesso stesso comprendi delle tue potenzialità”.

GIUNGERE AD ESSERE, è la realizzazione dell’anima umana, ma prima dobbiamo piantarla con la bugia che siamo o che ci hanno fatto credere di essere, renderci conto che non siamo ciò che crediamo, e in seguito riconoscere in cuor nostro ciò che possiamo diventare. Essere coscienti dell’essenza è il primo passo verso la libertà.

Quando penso a ciò che devo fare e poi lo faccio, ottengo risultati, obiettivi che mi sono proposto, ma non gioisco del processo, poiché mi dimentico di chi sono. Quando invece mi centro in me e in ciò che sono, accade un autentico miracolo: mi riconosco, vedo la mia creatività, il coraggio, l’originalità, la furbizia, la sensibilità e ovviamente anche la follia. Lì è quando Sono. In quel momento emergono tante cose in me, che non posso smettere di fare tutto quello che nasce nel mio cuore, come emanazione naturale del mio Sé. Così è come sono, giorno per giorno, creando la mia casa, la mia famiglia, il mio partner e questa organizzazione internazionale: ESSENDO ME STESSO. Gioisco di tutto e me lo godo così, ma se non fossi me stesso, tutto sarebbe un fastidio, un’esigenza e un peso.

Molta gente lavora tutta una vita senza mai arrivare al Sé. Vi sono molti che diventano famosi e riconosciuti, eppure non giungono mai al Sé. Molti impresari che sono milionari, ma non sono se stessi. Molti studenti divenuti professionisti, che però non Sono. C’è sempre più gente che lavora in se stessa, dimenticandosi di chi è. Vi sono milioni di uomini e donne che sono genitori, eppure ancora non Sono; così come anche vi sono milioni di bambini di tutto il mondo, che per il solo fatto di Essere purezza, aperti con la loro innocenza a vedere riferimenti autentici, vogliono vedere il papà e la mamma per ciò che sono e non per ciò che fanno o hanno.

ESSERE! È la grande sfida per chi vuole realizzarsi.

E quando questa decisione viene presa da dentro, allora tutte le tecniche e strumenti cominciano a funzionare a meraviglia, è a partire da tale decisione che i metodi e i sistemi acquisiscono senso nel nostro processo di evoluzione interiore. Semplicemente perché siamo dentro, e da lì, tutti, la vita e gli altri passano ad essere lo scenario nel quale esprimere la nostra autenticità.

 

 

(La bambina della foto è Luz del Sol, di 10 mesi. Sono stato 4 giorni con lei e mi ha ispirato ad essere me stesso.)

 

Alberto José Varela

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Alberto José Varela

Fundador de empresas y organizaciones; creador de técnicas, métodos y escuelas; autor de varios libros. Estudiante autodidacta, investigador y conferencista internacional, con una experiencia de más de 40 años en la gestión organizacional y los RRHH. Actualmente crece su influencia en el ámbito motivacional, terapéutico y espiritual a raíz del mensaje evolutivo que transmite.

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