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AYAHUASCA PER SMETTERE CON LE DROGHE: Articolo de “El Mundo”

AYAHUASCA: DROGA O MEDICINA?

L’aggettivo che accompagna l’Ayahuasca cambia a seconda di chi lo si chieda. Probabilmente hanno ragioni tutti.

Gli indigeni dicono che è la loro pianta di potere, una medicina molto potente. Per i ricercatori è due cose: una sostanza che altera la coscienza, e che mal usata può essere molto pericolosa, oppure una droga che viene utilizzata nella lotta contro altre droghe.

 

È la bevanda amazzonica sempre più usata nelle terapie per alleviare i disturbi postraumatici e la depressione. Sono già attivi programmi nei quali si usa per trattare i veterani di guerra.

Il bicchierino contiene Ayahuasca. Sembra cioccolato spumoso. Con il primo sorso avverte un solletico dietro all’orecchio. Il sapore non è gradevole. In mezzora, l’azione di questo intruglio indigeno attiva uno stato di percezione simile al sogno. José Maria Fericgla, Dottore in Antropologia e Etnopsicologia, dice che questa bevanda apre le porte della coscienza, per accedere all’inconscio, il che provoca una visione dello stato interiore della persona. Quella del giornalista che la sta provando è un viaggio emotivo nei ricordi della sua infanzia, il fuoco del camino della casa dei suoi nonni. La voce di donna che sente dentro sé gli dice di continuare ad essere felice.

È quella voce interiore ad aver convinto lo spagnolo Marcos a smettere con la cocaina. Lo ha fatto in una comunità chiamata il Cielo di Mapia, nell’amazzonia Brasiliana. “Ho visto tutto il danno che stavo arrecando alla mia famiglia per colpa delle droghe” spiega. La stessa voce è riuscita, nella foresta peruviana, a far desistere il veterano di guerra nordamericano Ian Benouis dal suicidio, a causa dei disturbi subiti al rientro dall’Iraq. Ed è anche riuscita a far sì che 80 prigionieri della prigione cittadina di Ji-Parana si reinserissero nella società. Come Nelson, che ha smesso di rubare a colpi di pistole puntate per mettersi a riparare divani.

L’uso dell’Ayahuasca è in gran voga. Sia in ambito scientifico che spirituale, e anche come medicina di moda tra le comunità terapeutiche new age. La prima pianta con la quale si prepara, si chiama Banisteriopsis Caapi. Il secondo ingrediente, la chakruna (psycotria viridis), è un arbusto contenente dimetiltriptamina (DMT), un composto naturale psicoattivo che induce visioni. Questo produce uno stato alterato di coscienza che aiuta molti psichiatri e psicologi nel trattamento dei disturbi d stress postraumatico, depressione, problemi emozionali, delinquenza e tossicodipendenza. Eppure è proprio questa sostanza a far sì che l’Ayahuasca stia vivendo attualmente un ambigua situazione legale. È stata proibita dal Convegno sulle Sostanze Psicotrope delle Nazioni Unite dal 1971. Ma la Giunta Internazionale di Controllo degli Stupefacenti (JIFE), l’organismo di controllo delle droghe dell’ONU, spiega in uno dei suoi recenti rapporti che alcuni preparati a base vegetale, tra cui l’Ayahuasca, non sono soggetti a tale controllo restrittivo.

In quanto sacramento religioso, il suo uso nelle Chiese Amazzoniche si sta espandendo sempre più, in tutto il mondo. In Spagna, il primo contatto si ebbe circa 30 anni fa, quando la religione del Santo Daime fondò la sua prima chiesa a Madrid. Oggi, sono sempre più in aumento le cerimonie organizzate in tutto il paese. La domanda di consumo di questa bevanda è cresciuta notevolmente, nel contesto religioso e nei vari ritiri spirituali.

Qui in Spagna, è illegale importarla, ma dal 2003, ne è permesso il consumo controllato all’interno di un contesto religioso sicuro. Stessa cosa in Italia. In altri Paesi, come Francia e Belgio invece è totalmente proibita.

La bevanda si prepara come decotto dei due ingredienti vegetali. Quelli che seguono la tradizione sciamanica, raccolgono le piante durante la luna piena, ne ripuliscono la corteccia e mettono il tutto a cuocere per circa 12 ore in 50 litri di acqua. Secondo il Dott. Fericgla, esistono oltre 5000 ricette indigene per preparare tale infusione.

 

DIMENTICARE LA GUERRA

Per risalire alla fonte di questa storia bisogna prendere 3 aerei, da Madrid, e volare fino alla città brasiliana di Rio Branco, porta d’entrata all’Amazzonia e terra del popolare leader ecologista Chico Mendes. Lì, all’Università Federale di Acri, si è celebrata lo scorso ottobre la II Conferenza Mondiale sull’Ayahuasca. Un evento organizzato dalla fondazione ICEERS, un’istituzione scientifica con sede a Barcellona, consulente del Consiglio Economico e Sociale dell’ONU, che studia le piante psicoattive tradizionali ed il loro impiego come strumenti terapeutici. La prima Conferenza si tenne due anni fa a Ibiza e fu patrocinata dall’UNESCO. Uno degli artefici di questo incontro che durò una settimana è Oscar Pares, Filosofo e antropologo, con un master in Dipendenze da droghe all’Università di Barcellona. “Oggi, nel mondo dell’Ayahuasca, si muove gente molto diversa. Si è colmato il vuoto nella nostra società, nel quale molta gente si muove per ragioni differenti, siano esse la ricerca di spiritualità, di una medicina o di un’esperienza”, spiega.

Circa 700 persone hanno partecipato quest’anno, per ascoltare i pareri di oltre 100 esperti da tutto il mondo, i quali hanno esposto diversi punti di vista e usi dell’Ayahuasca. Da medici, antropologi, farmacologi, psicologi, a rappresentanti delle più grandi tribù indigene che popolano la conca amazzonica nel Sudamerica.

Tra loro troviamo uno sciamano peruviano che aiuta a curare gli incubi della guerra. Si chiama Carlos Llenera e nell’Amazzonia Peruviana ha in progetto di trattare le depressioni e lo stress postraumatico dei veterani di guerra degli Stati Uniti, con l’Ayahuasca. Un problema per il Paese, ora presieduto da Donald Trump, il quale durante il suo discorso di insediamento, ha promesso che avrebbe aiutato questi soldati a recuperare. È fin troppo comune che molti di essi comincino una guerra interiore che finiscono per perdere. Si calcola che ogni giorno, circa 22 di loro si suicida. “È una tragica epidemia nazionale” ha detto l’ex presidente Barack Obama.

L’Ayahuasca è una terapia molto forte per loro, perché nella testa rivivono sia gli spari e i ricordi, che i compagni persi in guerra. Ma è efficace, perché grazie alla pianta possono espellere tutti i brutti ricordi, ripulirsi spiritualmente e apprezzare la vita” spiega Carlos. Il suo progetto è cominciato un anno fa, quando h conosciuto Ian Benouis, un ex pilota dell’esercito nordamericano di Austin. “Lo invitai a fare una cerimonia. L’uomo era schiacciato dal peso di tutta la gente che aveva ucciso in guerra, pianse amaramente per tutta la cerimonia, e alla fine si sentì alleviato e motivato, come rinato”, racconta Carlos. A Ian piacque così tanto, che convinse diversi suoi compagni ad andare in Perù per fare ritiri spirituali a base di Ayahuasca e diete per pulire il corpo. Da allora, Carlos ha già ricevuto 3 gruppi di 25 veterani. “È un modo semplice e rapido di trattare i traumi emozionali. E funziona meglio di qualsiasi pastiglia contro la depressione che ci abbiano mai rifilato” assicura l’ex marine Ryan LeCompte.

Il prossimo progetto di Carlos è di adattare il centro, nel mezzo della foresta, per trattare i veterani mutilati. Perfino il popolare canale televisivo HBO si è messo in contatto con lui per fare un documentario.

Il prossimo viaggio nell’Ayahuasca terapeutica lo facciamo alla prigione della città di Ji-Parana, nello stato brasiliano di Rondonia. Lì, Psicologi della Onlus Acuda, realizzano cerimonie sciamaniche con questa bevanda per i carcerati fin dal 2012. Dicono che è efficace per il loro reinserimento nella società. “Dei 200 prigionieri che abbiamo trattato, 80 sono già fuori dal carcere, reinseriti perfettamente” spiega Edilsom Fernandes da Silva, uno dei padri del progetto. “L’Ayahuasca, combinata anche con tecniche quali la meditazione, lo yoga o il reiki, sono state più efficaci rispetto ad altri trattamenti psicologici convenzionali che abbiamo provato”.

Nelson si è beccato 8 anni di condanna per vari furti. È stato uno dei detenuti che una volta al mese usciva dal carcere per essere accompagnato in una chiesa del Santo Daime, una religione sincretica amazonica che combina tradizioni indigene, cristiane, africane e spiritiste. Durante le cerimonie si assume la bevanda invocando un proposito al momento dell’assunzione. “Grazie ad essa ho potuto vedere che avevo preso la via sbagliata”, racconta Nelson. Lo stesso dice Celmio, condannato per omicidio. “Ho potuto comunicare con la mia vittima e chiederle perdono”.

La nostra ultima fermata è il posto dove molti spagnoli con problemi di droga – inclusi vari attori e musicisti famosi – sono andati per disintossicarsi. Si chiama Cielo di Mapia, è una piccola e ordinata comunità situata vicino a uno dei grandi affluenti del Rio delle Amazzoni, al sud della foresta brasiliana. Dal 2001 al 2009, il rinomato psichiatra catalano, esperto in dipendenze, nonché direttore della clinica CITA (Centro di ricerca e trattamento delle dipendenze) Josep Maria Fábregas, aprì un esclusivo centro di disintossicazione nel mezzo della giungla, in un posto chiamato Prato Raso. Qui cominciò a trattare con Ayahuasca le persone con problemi di cocaina ed eroina. Una delle sue pazienti più note fu Giovanna Valss, sorella del primo ministro francese Manuel Valls, che pose fine alla propria dipendenza per sempre, come spiegato nel libro autobiografico che scrisse, “Aferrada a la vida”. [Diario di una Rinascita, edito da Feltrinelli in Italia, ndt].

 

DISINTOSSICARSI NELLA FORESTA

In un piacevole contesto naturale e selvaggio, attorniato da varie capanne di legno, gruppi di 13 persone, si staccavano dalle proprie dipendenze facendo capoeira, meditazione, lunghe passeggiate a piedi o in canoa e lavori con musica e Ayahuasca ogni sabato. Il tutto supervisionato da uno staff di medici, psicologi, antropologi e terapeuti.

Oggi, il centro di riabilitazione più famoso del mondo è quello di Takiwasi, la Casa che Canta, nella città peruviana di Tarapoto. È diretto dal medico francese Jaques Mabit, uno dei fondatori di Medici Senza Frontiere, nonché ricercatore della medicina tradizionale amazzonica. “Questa sostanza, quando assunta in condizioni adeguate, permette al paziente di visualizzare il proprio mondo interiore e così conoscere se stesso in forma di visioni, sensazioni, percezioni, un’acutezza di intelligenza e capacità critica”, dice Mabit.

Per gli indios, le malattie sono spiriti, possessioni che capitano nel nostro corpo e che possono arrivare a soggiogarlo, come nel caso delle droghe. Con l’Ayahuasca, l’individuo riesce a liberarsi da tali possessioni per ritrovare se stesso e rafforzarsi”.

L’uso dell’Ayahuasca, accompagnato da un trattamento psicoterapeutico e da una dieta biologica, sta crescendo in tutto il pianeta e i ricercatori cominciano a fornire dati e studi che possono cambiare l’approccio di certi trattamenti.

 

 

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Alberto José Varela

Alberto José Varela

Fundador de empresas y organizaciones; creador de técnicas, métodos y escuelas; autor de varios libros. Estudiante autodidacta, investigador y conferencista internacional, con una experiencia de más de 40 años en la gestión organizacional y los RRHH. Actualmente crece su influencia en el ámbito motivacional, terapéutico y espiritual a raíz del mensaje evolutivo que transmite.

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